Achille Meazzi (Cremona 1960), autodidatta sia nelle discipline musicali che in quelle pittoriche.
Dice di se che “suono” e “segno” son “cifre” interdisciplinari all’interno delle quali radica la sua”arte” che è poi, più semplicemente, il tentativo di “ricreare” se stesso attraverso la ricomposizione del “già vissuto” secondo un personale canone estetico/poetico.
Contro tendenza rispetto alle correnti “mode” giovanili (o giovanilistiche) il suo lavoro di restituzione pittorica non è mai permeato dall’inquietudine di quel “disagio esistenziale” tanto caro a chi crede che opere “disagiate” (o disagevoli) garantiscano (meglio e di più) d’assurgere al “sacro rango di artista”, s’accomodassero…tutti quelli che…”se non c’è il disagio non è arte”…
Mai appenderebbe opere inquietanti alle pareti di casa sua, ma solo rilassanti e suggestivi spunti per possibili “trekking” del pensiero lungo i sentieri della fantasia, è già sin troppo spenta e densa di inquietudine la vita…per volersi far del male ancora e di più.
L’approdo ad una condivisione diffusa del proprio esprimersi, per quanto auspicata ed auspicabile, non è mai vissuta come ricerca ansiogena di un “idem sentire” o di un qual si voglia riscontro a tutti i costi…se capita (e spesso capita…) meglio, diversamente: bene lo stesso, l’effetto “terapeutico” che l’esercizio pittorico determina al proprio equilibrio psico-fisico è comunque assicurato…con buona pace di ciascuno e di tutti.