Enrico Peretto - "Magistero ed Allunnato: Maestri ed allievi
nell’arte cremonese del secondo Novecento"

Con la cura di Tiziana Cordani
calendar (1)

Venerdì giugno
ore 17:30

location (1)

Palazzo Fodri
Corso G. Matteotti, 15 - Cremona

Enrico Peretto : quando l’arte  interpreta il proprio tempo 

Quando Enrico Peretto incontrò il suo Maestro era un giovane uomo pieno di entusiasmo e con qualche progetto per il suo futuro, Sereno Cordani era nel pieno di una feconda maturità umana ed artistica e da poco tempo aveva scelto di dedicarne una parte all’insegnamento, una vocazione tardiva che d’anno in anno sempre più lo appassionava. Erano gli anni Settanta, anni turbolenti sui quali ancora pesava l’eredità del secondo dopoguerra con i suoi strascichi sanguinosi di nuove guerre e conflitti politici, ferite aperte e non rimarginate che profondamente e crudelmente si incidevano nella conflittualità sociale e culturale sempre incandescente. 

Cordani sfidava in quel momento la realtà del suo tempo attraverso la costruzione di cicli pittorici che stimolavano una riflessione acuta e partecipe, forte della esperienze maturate durante il trentennio precedente, urgeva in lui la consapevolezza che la deriva violenta di tale situazione bellicistica avrebbe inevitabilmente portato ad una globalizzazione dei conflitti ed ad una progressiva potenzialità distruttiva. Nubi cariche di morte si addensavano sul mondo mentre divampavano le guerre nel Sudest asiatico, in Africa e nel vicino Mediterraneo, le rivoluzioni nel Sudamerica e i giovani non volevano partire per le risaie del Mekong esattamente come i loro nonni per le nevi alpine o i loro padri per le aspre montagne della Grecia. La tecnologia avanzava a passo di carica e occupava lo spazio interstellare, fabbricava ordigni sempre più micidiali forniva nuove armi alle strategie più complesse. Si badi bene non sto scrivendo di tempi remoti, son solo cinquant’anni fa, sono i tempi dei miei vent’anni quando i cortei sfilavano al grido di ..mettete i fiori nei vostri cannoni … e love & peace forever lo gridavano i padri dei ragazzi di oggi con i loro pantaloni a zampa d’elefante e le madri in marcia con la minigonna. Le parole sono le stesse suppergiù, i problemi ancora irrisolti, la violenza continua a nutrirsi di slogan, di sangue, di morte, l’avidità di potere e la distruzione alimentano se stesse e gli animali del cielo di Cordani adesso si chiamano droni e l’intelligenza artificiale è sdoganata come nuova luminosa frontiera proprio come i suoi perfetti uomini macchina. 

 

L’immaginifico futuro nato dalla fantasia visionaria di Cordani è oramai una terribile realtà che divora l’essenza stessa dell’umanità, proprio quello spirito che l’artista sentiva di dover avvertire, di voler preservare. 

Il deserto dell’uomo contemporaneo non contiene neppure i retaggi trasognati e dolenti di cui Cordani lo aveva popolato, le disperate speranze, le stille di amore e di luce che ostinatamente egli aveva salvato e reso segno, simbolo, nutrimento dell’anima. Certamente nel tempo successivo alla sua scomparsa nessuno o ben pochi avrebbero compreso quel suo messaggio così avveniristico come un grido d’allarme per l’umanità, un urlo di dolore e un avvertimento per i tempi a venire, io temo, se non avesse avuto accanto allora e spiritualmente ancor più ora  in una ormai conclamata autonomia artistica, un allievo, silenzioso, riflessivo, vigile: Enrico Peretto. Questo giovane dotato di una buona mano, di un occhio attento, di una capacità di riflessione ad un tempo devota ed originale ha camminato in autonomia nel solco del suo Maestro ed ora propone il proprio percorso artistico inserendosi in un continuum che sottolinea l’attualità contemporanea attraverso alcuni simboli, situazioni e creazioni pregresse attraverso le quali la persistenza dello stilema simbolico cordaniano si rinnova e rinasce alla luce della cronaca del tempo successivo, il suo proprio andare sulle orme del passato consente all’allievo uno spazio di indipendenza di giudizio  per una rilettura che affonda e si radica in situazioni e personaggi di oggi. Il timbro cromatico declinato in tinte fredde e leggere, la nettezza del segno, la tersa luminosità implementano una scrittura lineare e pulita che ben regge le scelte espressive e tecniche sicuramente nuove, fresche e limpide ma la sofferenza a monte della riflessione non è meno urgente, l’apparenza è forse più serena ma non meno sentita e una uguale speranza nasce dal cuore nascosto di una umanità bisognosa di amare di  credere, di sognare, di trovare pace.   

 Enrico Peretto esprime le paure e i sogni, gli incubi e le metamorfosi dell’oggi con la stessa convinzione con cui il suo Maestro affrontava quelle del suo tempo e affonda il pensiero nella crudeltà del nuovo secolo, avvertendo noi che siamo in cammino di riflettere sulla persistenza oscura della parte di modernità fasulla che ci autodistrugge nel fanatismo, nell’orgoglio del potere e nell’avidità del denaro, nella cecità della mente e nel silenzio del cuore. Non per niente l’essere umano è tuttora, e troppo spesso, il più disumano degli esseri viventi.  

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